Storia

Le radici di questa associazione sono lontane nel tempo e risalgono al 19° secolo.

La Banda Musicale di Leprignano (antico nome di Capena) é presente dal 1827.
Molteplici sono le tracce storiche, a cominciare dai carteggi del Comune, al quale gli allora componenti della banda chiesero i contributi per l’acquisto delle divise, per dare lustro all’Amministrazione Municipale, in occasione di servizi musicali effettuati nei dintorni del paese:

Il 19 aprile 1827, convocato dal gonfaloniere Lodovico Sacripanti, si svolge un consiglio comunale presieduto dal vicegovernatore Vincenzo Cola “a tal uopo destinato dal Signor Governatore del Capo Luogo di Nazzano”, con l’intervento del deputato ecclesiastico don Giuseppe Bernardini e dei consiglieri Domenico Barbetti, Alessandro Rossi, Lazzaro Oldani, Natale Pagliuca, Girolamo Barbetti, Carlo Antonio Rossi, Francesco Bernardoni, Gregorio Sinibaldi, Luca Moretti e Francesco Marotti: ai predetti “così adunati si propone che la nuova Banda de Musicanti eretta qui in Leprignano dopo aver sofferto la forte spesa di comprare tutti gl’Istromenti necessari per suonare, e di dover pagare a tutto loro carico, e mantenere il Maestro, ed altro, sono necessitati a vestirsi colle Monture per andare a suonare anche fuori di Paese per tutte le Feste che riusciranno; e siccome li medesimi gia sono al caso di suonare, per loro decoro, per onor della Patria, e per utile anche del Paese stesso non possono trovare il denaro per farsi dette Monture, e vestirsi di un Uniforme, hanno però supplicato questa Magistratura e Consiglio stesso, affinche gli sia anticipato la somma di scudi sessanta da questa Comunità, in conto di quelli che la medesima passa in ogni anno nella Festa del nostro Protettore San Luca, obligandosi li sudetti Bandisti di suonare per anni Sei nella ricorrenza di detta Festa per detto denaro che riceveranno”.

Il consigliere Gregorio Sinibaldi prende la parola dicendo che “sul riflesso di animare i Componenti di detta Banda, che servono di onore al Paese, di utile per un certo commercio nella circolazione del denaro, che lucrano in altri luoghi, e portano in questa loro Patria, e che fanno anche la civilizzazione nel luogo stesso, è di parere che si diano ai medesimi Bandisti li richiesti scudi sessanta di anticipazione come sopra per conto di scudi dieci fissati in ogni anno in Tabella per la Festa del Santo Protettore, e detta somma di scudi sessanta si prenda sul sopravanzo della Tabella corrente, ed amche si formi un Riparto per quel poco, che mancherà ai detti scudi sessanta; tanto più che per sei anni la nostra Communità si troverà già pagati i scudi dieci per la Festa del nostro Santo Protettore S. Luca, ma soprattutto si ottenga l’approvazione della S. Congregazione del Buon Governo supplicandola di concedere tal Grazia”.
La proposta del Sinibaldi viene approvata all’unanimità con tredici voti favorevoli.

A quanto sembra, una pratica musicale di gruppo era già esistita in passato a Leprignano: a questo fa pensare il fatto che si parli di “nuova Banda de Musicanti”; tuttavia, solo a partire dal 1827 essa, ricostituendosi con serie intenzioni, chiede un pubblico riconoscimento con il finanziamento comunale e progetta di estendere il proprio campo d’attività anche al di fuori di Leprignano.

L’approvazione della risoluzione consiliare da parte della S. Congregazione del Buon Governo (S. C.) viene chiesta dai musicanti stessi con una supplica avanzata a giugno:

 Eminentissimi e Reverendissimi Signori,

 i Dilettanti di Musica qui appié sottoscritti, o sia la nuova Banda d’Istrumenti Musicali di Leprignano Oranti Umilissimi dell’Eminenze Vostre Reverendissime col più profondo ossequio, e rispetto espongono che per una particolare deferenza hanno ottenuto dal Consiglio, e Magistratura di Leprignano medesimo la Risoluzione favorevole onde ottenere una sovvenzione, o sia un anticipato contante di scudi sessanta ad effetto che li medesimi possino fare la prima paga in sodifazione del Vestiario, o sia Uniforme per condursi ne’ luoghi a suonare nelle Feste alla richiesta, e metter così al paro le tante spese che hanno sofferte, e che soffrono per l’erezione grande di tal Banda sulla ferma promessa che per li detti scudi sessanta si obligheranno gli Oranti a suonare in Leprignano per anni sei in ciascun anno nella ricorrenza del Glorioso loro Protettore S. Luca; per la qual Festa restano fissati nella Tabella Comunitativa scudi dieci annui. Il fin qui detto più estesamente apparisce dalla stessa risoluzione consiliare che in copia autentica devotamente umiliano. Onde a tutto questo altro non manca che cotesto S. Consesso esaudisca i Voti dei Supplicanti, e quei dei Comunisti non che di tutta la Popolazione col conceder ad essi la grazia di poter ottenere un tal prestito di scudi 60 diversamente gl’Infelici si troverebbero nella massima costernazione, e si vedrebbero avviliti nel grand’impegno, che hanno di far progressi nel suono di dett’Istromenti per loro utile ed onor della Patria”.

Seguono le firme di quattordici bandisti: Pietro Sebastiani, Giovansante Rossi, Domenico Bizzarri, Domenico Picconi, Angelo Barbetti, Antonio Buzi, Pietro Buzi, Francesco Cherubini, Paolo Rossi, Giuseppe Possenti, Luca Tardetti, Giovanni Lauri, Pietro Betti, Giovanni Bardelli.

 La supplica non fu accolta. Avendo la S. C. disposto: “Ad ratiocintorem, qui referat super statu oeconomico Communitatis”, il “ratiocinator” o computista Giovanni Sala dà il 22 giugno parere negativo: 

“Alcuni sogetti sedicenti dilettanti di Musica, e formanti una Banda domandano l’approvazione di una delibera del Consiglio del 19 Aprile prossimo passato, che annettono, e colla quale /salva l’approvazione di questo Sagro Tribunale/ gli fu promesso un prestito di scudi 60= ad effetto di farsi una Montura per andare a suonare nelle Feste dei circonvicini paesi.

Che un tal prestito si restituisca nel giro di Anni sei rilasciando li scudi 10=, che dalla Cassa Communitativa gli vengono pagati per le suonate, che fanno nella festa del Protettore San Luca, conforme risulta dalle Tabelle.

Negli preventivi sono impostati scudi 10= annui a titolo di offerta al S. Protettore, che significano prestazione di cera, o altre spese nell’interno della Chiesa.
La Comunità non è in caso di anticipare tal somma.
Di fatti l’arringatore prevedendo, che il sopravanzo del corrente Anno non può essere sufficente alla totalità del prestito, propone, che per la somma mancante si sarebbe potuto fare un riparto e su questa proposizione nacque la delibera.

Non solo deve la medesima disapprovarsi, ma siccome si è scoperto un raggiro, che deve troncarsi, cioè il pagamento alla Banda di scudi 10= artificiosamente tabellato per l’offerte al S. Protettore così sarei di sentimento doversi ordinare, che fin dal corrente Anno non si ardisca erogare in modo alcuno l’anzidetta somma, e neppure si proponga nei successivi preventivi, che non verrà ammessa, tantopiù, che le Bande locali sogliono per ogni dove prestarsi gratuitamente, e senza veruna ricompensa per l’opera, che prestano nelle festività dei loro Santi Protettori.”

 La S. C. decide “iuxta folium ratiocinatoris”, cioè facendo proprio il parere del computista: se vogliono suonare, suonino gratis.
I bandisti tuttavia chiesero alla Segreteria di Stato e ne ottennero l’autorizzazione a indossare un’uniforme.
Nel 1827 fu indirizzata al Segretario di Stato cardinal Della Somaglia, che l’approvò l’11 ottobre di quell’anno, una supplica nella quale si dice che:

 “vedendo il dispendio, e l’incommodo che dovevasi avere a far venire da paesi lontani una banda di musica con stromenti da fiato per otto Feste Sacre, che si solenneggiano ogn’anno nella loro patria; e che avendo l’oranti il genio d’imparare la musica, sotto la direzione d’ottimo Maestro sono stati istruiti, e fatti abili a suonare gli stromenti da fiato in concerto di banda, non solo nella loro patria ma anche nelle communi limitrofe per solenneggiare le Feste Sacre, generalmente già per replicate volte, ovunque applaudita. Per decoro, per rendersi più accetti, e riscuotere buona stima da tutti, ovunque saranno invitati a suonare per Feste Sacre, hanno fatto a loro spese il vestiario uniforme, consistente in abito, o sia montura di panno color torchino celeste, con mostre al petto, maniche, e collo di colore rosso ponzò, bottoni placcati d’argento, coniati con Stemma di Triregno, e Chiavi Pontificie, ed emblema delli strumenti di banda, trina d’argento alle maniche, e collo; Giacco’ con imperiale, e visiera di cuojo nero a lustro, fasciato intorno di panno rosso ponzò, e trina d’argento, coccarda d’argento, ed oro, Stemma di Triregno, e Chiavi Pontificie, ed altri ornati placcati d’argento, il pompò, e pennacchio rossi; Tracolla di cuojo bianca per piccola sciabla; Pantaloni panno misto di color nero, con filetto rosso ponzò lungo ai due lati. Il tutto umiliano all’Eminenza Vostra Reverendissima acciò voglia degnarsi concedergli la dovuta licenza per poterne vestire. Ma siccome sono prossime le Feste di San Luca Evangelista Protettore, e di San Felice Martire in Leprignano, ed altre Feste Sacre nelle Comuni limitrofe già invitati, implorano aver pronta la la grazia, e dovendosi verificare l’esposto, e prendersi esatta informazione, supplicano l’Eminenza Vostra Reverendissima voler sentire il Reverendissimo Padre Abbate Zelli, Ordinario di San Paolo.”

L’approvazione viene data l’11 ottobre 1827: “Si accorda, ma non mai la tracolla e la sciabla”.

 Probabilmente in seguito agli eventi del periodo della seconda Repubblica Romana (1849), alla banda di Leprignano fu proibito di andare a suonare in altri paesi.
E’ quanto si può ricavare da una lettera pervenuta nell’agosto 1850 al Ministero dell’Interno, con la quale:

 “Tommaso Bizzarri uno de’ Bandisti”, scrivendo a “Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Savelli Ministro dell’Interno”, “ossequiosamente espone, che in detto paese esiste fin dal 1827 una Banda musicale eretta fin da quel tempo con approvazione della Suprema di Stato, e che la medesima tutte le volte che si è portata nei paesi per solennizzare delle feste ha menato tale una condotta che non ha mai dato motivo a reclami. Questa Banda qualche tempo prima che ricevesse la sospensione di potere andare a suonare fuori del proprio paese aveva già assunto delle obligazioni per portarsi a suonare in alcuni paesi nei tempi avvenire, e su queste basi si assoggettò ad una spesa per l’acquisto di alcuni strumenti musicali. Avvicinandosi ora il tempo stabilito per il pagamento di questi strumenti, e non potendosi effettuare per essere i componenti la Banda medesima pressoche tutti di bassa condizione, l’Orante a nome di tutta la compagnia si rivolge all’Eccellenza Vostra Reverendissima perche voglia accordargli un benigno permesso di poter nuovamente suonare per li paesi con quelle cautele volute dalla legge da adempirsi con tutta l’obbedienza propria di quei sudditi che sono attaccati al loro legittimo Governo.”

 Il Governo pontificio evidentemente temeva che aggregazioni quali le bande potessero fornire occasione per il sorgere, lo svilupparsi o il diffondersi di atteggiamenti di contestazione politica. Opportunamente, perciò, alla supplica del Bizzarri è accluso un “certificato di buona condotta” dei bandisti rilasciato dall’allora parroco di Leprignano Antonio Lockmann e datato 7 agosto 1850, dal seguente tenore:

 “Certifico io sottoscritto Paroco e Vicario Foraneo di questa Terra, Abazia Nullius di S. Paolo, che nello spazio di circa tre anni, da che presiedo a questa Parocchia e Curia, in tutte le occorrenze Festive, nelle quali ha avuto luogo l’unione dei Bandisti Leprignanesi, per accrescere con la musica la solennità della Festa, la detta unione, convenientemente multurata, si è sempre diportata con rispetto e divozione nell’assistere alle Funzioni della Chiesa; e presso al popolo non ha mai cagionato alcun esaltamento indoveroso di spiriti, che potesse offendere le ragioni del Governo, alterare la pubblica quiete, e sacrificare la morale degli astanti.”

 Una soluzione di continuità nell’attività della banda vi fu negli ultimi tempi del dominio temporale pontificio. Nel maggio 1869 dai “Bandisti di Leprignano” a “Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Augusto de’ Conti Negroni Ministro dell’Interno” venne inviata una lettera dal seguente tenore:

“Giovanni Foscarini Direttore e Capo della Banda Musicale di Leprignano nella Giurisdizione Governativa di Castelnuovo di Porto in Comarca, unitamente ai Bandisti Pietro Felici, Pietro Paolo Visca, Francesco Casati, Luigi Bizzarri, Camillo Bizzarri, Natale Bizzarri, Marino Bizzarri, Pompeo Bizzarri, Paolo Sebastiani, Luigi Lauri, Valerio Alei, Giovanni Picconi, Niccola Visca, Giuseppe Quinzj, Domenico Barbetti, Francesco Silerj, Pietro D’Ubaldi, Domenico Rossi e Leopoldo Silerj espongono a Vostra Eccellenza Reverendissima, che la Banda suddetta è la più antica di tutto il Distretto, e probabilmente di tutta la Comarca, poiché venne approvata con Rescritto delli 11 ottobre 1827 di tutto pugno dell’Eminentissimo Card. Della Somaglia in allora Segretario di Stato.

Gl’Individui che ne formarono il primo impianto sono in massima parte passati a miglior vita, o resi inabili dalla età, per cui sono stati gradatamente rimpiazzati dagli Oratori, i quali nella maggior parte sono istruti (sic), e meglio s’istruirebbero con la scelta di un Maestro, per la di cui manutenzione sono stati di già votati i fondi dal Consiglio Municipale con la piena approvazione della Delegazione Apostolica di Roma e Comarca.

Trattandosi non dell’impianto di una nuova Banda o Concerto, ma della ricostituzione e miglioramento di quello di già esistente, gli Oratori supplicano l’Eccellenza Vostra Reverendissima a volerne concedere l’opportuna licenza, facendo osservare, che in Leprignano si celebrano in ogni anno otto Feste Sacre per i Protettori e Santi Comprotettori, Madonne ec, e riescirebbe troppo dispendiosa la chiamata di estraneo Concerto, mentre il Concerto di Leprignano, completamente uniformato è stato sempre chiamato nei Paesi vicini e lontani.”

 Il Ministero chiede informazioni al Governo di Castelnuovo di Porto, dal quale il 5 giugno 1869 si risponde, tra l’altro,

 “che il predetto corpo filarmonico ha prestato l’opera sua nelle occorrenze festive tanto in Leprignano, come altrove, e nelle vicende politiche del 1860 fu sospeso, indi il 14 Ottobre 1861 fu riabilitato in via provvisoria a riassumere l’esercizio del proprio istituto a termini del regolamento, in seguito dellle replicate assicurazioni di resipiscenza dei concertisti con facoltà di poter far uso della divisa militare, come emerge da venerato Dispaccio di codesto Eccelso Ministero 12 Agosto 1861 Numero 65161, da Dispaccio della Direzione Generale di Polizia 5 Ottobre detto Sezione Prima … finalmente da Rescritto parimenti di codesto Eccelso Ministero 10 Ottobre anno medesimo, Numero 67169 rimesso a questo Governo”; 

si nota inoltre che è un “equivoco il ritenersi dai supplicanti che siano stati votati i fondi dal Consiglio municipale di Leprignano con la piena approvazione dell’Apostolica Delegazione di Roma, e Comarca, la quale invece con Dispaccio 29 Aprile prossimo passato Numero 3346 diretto al Priore di quel Comune lo avverte, che non può pronunciarsi sull’atto consigliare del 2 Aprile 1867 riguardante il concorso per la elezione del Maestro del Concerto se non si regolarizzano gli atti in base delle vigenti disposizioni di Legge, ritenendo che il permesso accordato dall’Eminentissimo Della Somaglia è relativo al solo uniforme da indossarsi dai concertisti di allora, e ciò mi viene riferito dal sullodato Priore con suo foglio informativo”.

 Il Governo di Castelnuovo di Porto fornisce altresì al Ministero, consultati i propri “registri politici” e i propri “registri, ed atti criminali” informazioni su eventuali precedenti dei bandisti in materia penale o politica: circa il secondo punto, risulta che Francesco Casati nell’ottobre 1867 “insieme ad altri individui accompagnò come tamburro (sic) la bandiera tricolore alla Residenza municipale, con grida frenetiche di evviva Vittorio Emanuele, e di evviva Garibaldi” e così anche Marino Bizzarri, mentre Domenico Barbetti fece lo stesso “come trombetta, e diede alloggio ai Garibaldini”.

 Il Ministero chiede anche il parere dell’autorità ecclesiastica: in data 10 giugno 1869 l’abate di San Paolo Zelli risponde, “intorno alla ricostituzione, e miglioramento della Società Filarmonica di Leprignano”, dichiarandosi “contento di quanto sarà per decidere cotesto Eccelso Ministero” e affermando essere “molto opportuno che cosifatte società siano sotto la viglilanza ed ubbidienza del Superiore Governo: il quale vuole che servano al maggiore decoro delle sacre funzioni, ed a quelle dimostrazioni di onore verso le Autorità Civili ed Ecclesiastiche: escluse sempre le cooperazioni a qualsiasi festa profana, e privata, senza speciale autorizzazione di coloro a cui spetta. Sarebbe poi molto utile, se si avesse speciale riguardo alle qualità morali e politiche dei componenti.”

 La richiesta venne poi accolta, come risulta da una lettera datata 12 luglio 1869 diretta dal Governo di Castelnuovo di Porto al Ministero dell’Interno: 

 Eccellenza Reverendissima

Giuntomi il venerato Dispaccio di Vostra Eccellenza Reverendissima, 16 Giugno prossimo passato Num. 65855 – riguardante le benigne concessioni usate da codesto Eccelso Ministero sulla dimanda di ricostituzione di un Concerto musicale nel Comune di Leprignano, fui sollecito a darne comunicazione a quel Municipio, accompagnando la modula di regolamento per la compilazione del nuovo Statuto con quelle modificazioni, che fossero necessarie, ed opportune.

Quel Signor Priore municipale pertanto con suo foglio 10 corrente num. 167 nel ritornarmi la modula del suddetto regolamento, m’incarica di significare all’Eccellenza Vostra Reverendissima che “allorquando sarà posta in effetto la partita economica per la ricostituzione di detto Concerto, sarà il caso, in cui la rappresentanza Minicipale invierà a questo governo il progetto di Statuto per gli effetti corrispondenti. Che intanto resta inteso dell’avvertimento partecipato d’ordine dell’Eccelso Ministero dell’Interno, a cui senz’altro si atterrà”.”

 Le precauzioni volte alla prevenzione e al controllo di un’eventuale pericolosità politica del gruppo bandistico dovevano essere di lì a poco superate dagli eventi: un anno dopo, il potere temporale pontificio avrebbe avuto termine e quanto rimaneva dello Stato della Chiesa sarebbe stato annesso al Regno d’Italia.

error: Contenuto protetto.